Neil Young & Crazy Horse all’Ippodromo delle Capannelle
Neil Young & Crazy Horse all’Ippodromo delle Capannelle

Roma, 26 Luglio 2013

Questa sera ho assistito alle scorribande di un guerriero senza età. Il “loner” è sembrato ringiovanito di cinquant’anni. Possiede ancora tutta la sua grinta e la sua capacità di infiammare il pubblico con un concerto rock come si deve. 

Con i Crazy Horse ha portato in campo perle recenti degli ultimi anni ma ha anche rispolverato grintosi pezzi degli anni passati. Visto che i componenti sono ancora gli stessi, ci terrei a ricordarli. 

Partiamo con Frank “Poncho” Sampedro alla chitarra sempre propositivo nel duettare con Neil Young. Al basso William Hammond “Billy” Talbot e alla batteria Ralph Molina. Questi due, prima di fondare i Crazy Horse, avevano fondato il gruppo “The Rockets” nel quale, tra gli altri, c’era pure il cantante e chitarrista Danny Whitten. 

L’inizio è subito infuocato con “Love and only love”!!! Mi ha fatto rivivere l’emozione di cinque anni fa all’Arena di Verona, dove aveva iniziato allo stesso modo. Sembra che non voglia invecchiare, sarà per il cognome che porta. 

“Love was a winner there overcoming hate,
Like a little girl who couldn’t wait”

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Il cavallo con l’indiano ritratto in grande sullo sfondo mi ha riportato allo splendido doppio “Weld” dei primi anni novanta. Così, come seconda canzone di apertura, riconoscibilissima dal primo accordo, è iniziata “Powderfinger” e come nel brano precedente, Frank e Billy sempre presenti, oltre che con gli strumenti, con i loro cori, a sostenere la voce del maestro. 

Sono pezzi di storia della musica, che per quanto si possano riascoltare, continuano a sviluppare adrenalina in corpo e a farti ricordare che il “rock and roll can never die”. 

A questo punto non poteva mancare un po’ di carne fresca. “Psychedelic Pill”, canzone che dà il titolo all’album del 2012, e “Walk Like a Giant”, dello stesso album, rendono ancora più elettrizzante l’atmosfera. Travolgente anche “Hole in the sky”, non ancora pubblicata, e suonata dal vivo per la prima volta il 2 marzo scorso a Perth in Australia.

E’ arrivato il vento a spazzare via tutto, con mega-phon a soffiare su fogli, sacchetti e pezzi di giornale, mentre le chitarre proponevano tuoni e saette; in video è comparsa pure la pioggia. Distorsioni continue che si trascinano per minuti e minuti (non si metteranno a fare “Arc”?!?!?! pezzo di 34 minuti in una cupa e continua distorsione…). Al grido di “NO RAIN, NO RAIN” la pioggia “virtuale” ha smesso di scendere e la musica è ripartita.

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Acustica in mano e armonica alla bocca, così Neil Young ci ha deliziati con la sua dolce “Red Sun”, ripresa dall’album “Silver & Gold” del 2000. Pochi accordi ad accompagnare un tono di voce quasi romantico raccontando di un tramonto senza nessuno nel cuore se non l’amata. 

“I’ll still be here right by your side,
there’ll not be another in my heart but you”.

Non manca neppure uno dei suoi grandi successi, “Heart of gold”, che raggiunse la vetta delle classifiche americane quando uscì con l’album “Harvest” nel 1972. Si tratta di un brano cantato poi da molti artisti e che lo stesso Neil ha riportato su diversi suoi album e raccolte. 

Chiaramente, essendo tra le sue canzoni più conosciute, non serve a dire che tutti l’hanno cantata in coro. 

Tra le poche canzoni acustiche riproposte, è arrivata anche la “dedica” all’amico Bob Dylan con “How many roads”. Altro pezzo che aveva portato in battaglia nel tour registrato in “Weld” (1991), in quel caso in versione elettrica. Il pubblico si sente soprattutto nelle prime strofe e nel ritornello… le strofe successive non le ricordava quasi nessuno, ma va bene lo stesso!

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A seguire ha proposto al suo vecchio piano “Singer without a song”, brano non pubblicato, il cui debutto avviene l’11 ottobre 2012 allo United Center di Chicago. 

Neil canta con voce malinconica, come sa fare lui, e conduce al termine una struggente e sentita canzone con seguente spegnimento di luci, silenzio per alcuni attimi… 

… ritorno alla chitarra elettrica. 

A riportarci sui fili dell’alta tensione ci pensa “Ramada Inn”, sempre dell’album “Psychedelic Pill”. Album che ha ridato vita al rock selvaggio di Neil Young con i Crazy Horse. 

Ma non è finita qui, “Sedan Delivery” scuote ulteriormente il pubblico. La canzone è travolgente, qualcuno tenta di saltare un po’ di più, ma il caldo umido lo mette subito a riposo. Non si respira molto, soprattutto nella nostra posizione sotto al palco, dove la gente si stringe un po’ di più. 

“Sedan Delivery” arriva da “Rust Never Sleeps” del 1979, e quell’uccello in alto mi ricordava proprio il video di quel tour, nel quale scendeva portando a Frank Poncho Sampedro una gloriosa tastiera… cosa che stavolta, ahimè, non è avvenuta. 

Stupore nel sentire il live di “Surfer Joe and Moe the Sleaze”. Questo brano è stato ripescato dal lontano album “Reactor” dei primi anni Ottanta. Una rinfrescata energica che ha migliorato la versione registrata trent’anni fa. Chi l’avrebbe mai detto!!! Adoro quando spazia passando da un album all’altro, pensando anche a quanti ne ha registrati nella sua lunga carriera. Una canzone forse meno conosciuta ma piacevole; un’altra di quelle storie di strani personaggi che riesce a rendere vivi con la sua musica. 

Energico, bestiale, strepitoso e stupefacente… non solo per il profumo di marjuana che aleggiava sotto al palco, a fianco a noi. Se “Sedan Delivery” ha scatenato la folla, i cori più imponenti del pubblico si sono sentiti sulla più conosciuta “Rockin’ in the free world”, allungata, terminata e ricominciata per continuare a farci saltare e cantare. 

Poi si sono spente le luci, e dopo una breve attesa, il ritorno sul palco per chiudere. Le prime note di “Cortez the killer” mi hanno fatto pensare che, vista la lunghezza, sarebbe stata l’ultima canzone. Ma non è stato così.

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Ancora lo stile di “Weld” a far da padrone in questo concerto. 

La canzone di Cortez scorre lenta su pesanti accordi a simulare il disastro creato dalle invasioni europee nel centro-sud America. 

“Hate was just a legend and war was never known” 

Più breve ma non meno intensa, è arrivata infine anche “Cinnamon Girl”, perché “you see, your baby loves to dance yeah yeah yeah”… 

E’ vero che si tratta del mio terzo concerto di Neil Young… ma quando si ha un vizio, smettere è difficile! 

PS: un ringraziamento speciale ad Alessandro di Trieste e a sua figlia, per la piacevole compagnia ed interessante chiacchierata con timbro musicale.

Set list
01.Love And Only Love
02.Powderfinger
03.Psychedelic Pill
04.Walk Like A Giant
05.Hole In The Sky
06.Red Sun
07.Heart Of Gold
08.Blowin' In The Wind
09.Singer Without A Song
10.Ramada Inn
11.Sedan Delivery
12.Surfer Joe And Moe The Sleaze
13.Rockin' In The Free World
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14.Cortez The Killer
15.Cinnamon Girl

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